Lavorare l'oro significa creare un pezzo unico che sia personalizzato sul cliente. L'armonia delle creazioni è da sempre la caratteristica principale in questa lavorazione artigianale: punto di partenza è quindi un'idea artistica specifica, con un disegno a matita che diventa una complessa progettazione dell'oggetto finale. Dopo il disegno si passa all'ideazione di un modello, realizzato attraverso la cera. Dal modello si passa poi alla produzione finale del pezzo, con fusione a cera persa. Le ulteriori lavorazioni nali e di precisione, come l'incastonatura e le incisioni a mano, sono lasciate ad artigiani specici che le effettuano con strumenti di precisione, che conferiscono ulteriore valore al pezzo unico dell'orafo.
Si tratta tuttavia di produzioni e tecniche abbastanza recenti nel panorama artigianale della Valle Camonica.
Ha invece una significativa importanza storica il trattamento dell’oro per la doratura delle statue, effettuato in Valle già dal Medioevo e poi nelle botteghe rinascimentali e barocche dei Ramus di Edolo, no ai nostri giorni
“Il rivestimento in lamine metalliche richiede la preliminare stesura di una terra (terra d’Armenia) chiamata bolo: rossa per la doratura, bianca per l’argentatura. In tal modo eventuali fratture o lacune del sottilissimo e delicato rivestimento saranno dissimulate dalla colorazione non dissonante del fondo (...). Si prepara intanto la foglia d’oro. La lamina (...) va maneggiata con cura; distesa e sollevata con un soo attentamente calibrato, è trasferita con una lama sul cuscino da doratura, pronta per essere ritagliata nella giusta dimensione. Un pennello, elettrificato tra i capelli dell’artigiano, la cattura consentendo di avvicinarla al bolo precedentemente inumidito con un pennello morbido. Il bolo attira e trattiene la sottilissima lamina, che rimane ad esso incollata. L’oro viene infine lucidato utilizzando una punta d’agata: stupisce che un materiale così sottile e delicato possa essere trattato con tanta veemenza. Il risultato è una superficie spendente e brillante”.
Tratto da Sculture d’artificio, Virtus Zallot, ed. Compagnia della Stampa/Distretto Culturale di Valle Camonica, 2013.