Contenitori di ogni genere, cippi, fontane, muri, macine, monumenti, interi edici: i “picapedre” della Valle Camonica hanno saputo trasformare la dura tonalite adamellina negli oggetti di tutti i giorni.
Stiamo parlando della colonna portante della cultura contadina: dai massi erratici delle montagne camune gli abili scalpellini, veri artigiani della pietra, estraevano lastre e volumi che poi trasformavano a valle in ogni tipo di prodotti.
Ci voleva fatica, insieme a precisione e abilità, per un lavoro duro, già avviato sin dalla tenere età, e che lasciava in eredità, dopo anni di lavoro, la malattia cronica della silicosi.
“Questa nostra montagna non è solo natura, ma è una immensa riserva di esperienze vitali dove nulla è mai andato disperso. Col materiale povero dei massi erratici lasciati dalla morena, cacciati avanti dall’antico mare di ghiaccio calato dall’Adamello, i òmign de la préda hanno creato favole e tesori, traccia sicura della loro abilità artigianale”. (Sulla via del granito, Belotti-Tognali, 2008).
L’industria estrattiva e della lavorazione della pietra adamellina, e in particolare del granito, ebbe un forte impulso con i lavori di edicazione connessi alla Grande Guerra dei primi del ‘900: strade, mulattiere, manufatti in quota, caserme presero forma dalla nuda roccia. Oggi questa capacità artigiana vive soprattutto in alcune aziende che sanno rinnovarsi nel mercato mantenendo un forte radicamento territoriale.