Non solo la consistenza del cemento, ma soprattutto l’idea del cemento, la cementità per dirla con Platone, gioca un ruolo fondamentale nel pathos di queste numerose opere d’arte: partendo dalla House nell’East End londinese di Rachel Whiteread del 1993, il Jewish Memorial di Peter Eisenman a Berlino no Al grande cretto di Alberto Burri a Gibellina.
La produzione di cemento – e di tondino - ha alimentato anche in Valle Camonica il settore delle costruzioni, con effetti non sempre positivi: in particolare ha promosso lo sviluppo esponenziale delle seconde case e di vari insediamenti poco coerenti con il contesto ambientale e urbano. Ma anche l’ingegneria idroelettrica ha fatto del cemento la sua losoa, e la Valle Camonica è stata da sempre un territorio di sperimentazione in questo campo: nascono qui le prime grandi centrali italiane, e in Valle importante architetti si esercitano nella progettazione di grandi infrastrutture di cemento: da Paleni, a Marcello, da Dabbeni a Giò Ponti.
A distanza di qualche anno il cemento è diventato una sostanza molto diversa, dall’aspetto mutevole e dall’identità cangiante, grazie a un doppio sforzo cognitivo: quello dei designer e dei ricercatori che hanno cominciato a manipolarlo in maniera diversa, e parallelamente grazie ai produttori che lo hanno fatto evolvere in direzioni impreviste.
In Valle Camonica è il caso di CREA Cemento che realizza oggetti di design e accessori per la casa con cemento bianco, grigio, premiscelato e speciale. Un materiale contemporaneo che offre nuove opportunità a artisti e designer, grazie all’esperienza di nuovi artigiani specializzati del cemento.