Per tutti gli abitanti della Valle Camonica è l’albero del pane, tale era l’importanza che ha sempre rivestito per la sussistenza dei camuni.
E’ un albero potente, produttivo, monumentale, che veniva utilizzato non solo per la ricchezza alimentare dei suoi i frutti – un tempo lavorati nei numerosi mulini ed oggi trasformati in biscotti e dolci di vario tipo dal locale Consorzio della Castagna - ma anche perché fonte preziosa di imponenti quantità di legname d’opera, d’arredo e da riscaldamento.
La diffusione del castagno nel paesaggio della bassa Valle Camonica, è dovuto anche alla presenza, n dai primi anni del ‘900 dell’azienda chimica Lepetit-Ledoga - quella che è oggi la Diamalteria Italiana - che all’epoca estraeva il tannino dai giovani castagni e lo trasformava in inchiostri, e prodotti chimici, per la concia e farmaceutici.
Il castagneto, nel Medioevo delle Vicinìe – comunità rurali di autogoverno della montagna - godeva spesso del privilegio dello ius plantandi per cui poteva essere concesso il diritto di piantare e raccogliere le castagne collocate su terreni di proprietà viciniale, cioè comunale: un modo per garantire lo sfruttamento delle proprietà collettive a benecio delle famiglie, soprattutto di quelle più povere.